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Migliaia di fablab in tutto il mondo, decine in Italia, il movimento makers è sempre più diffuso e l’open source ci permette di costruire e realizzare i nostri progetti a basso costo ma…cos’è veramente un fablab? (Ri)scopriamolo insieme!

Un fablab è dove dati e oggetti fisici si incontrano.
Il concetto di fablab nasce in America, presso il MIT (Massachussets Institute of Technology), quando il professor Neil Gershenfeld decide di creare uno spazio ibrido per la sperimentazione dove si possano incontrare ‘bit e atomi’, ovvero dove informazione digitale e materia fisica possano interagire, un luogo per permettere agli studenti di unire il lato teorico e quello pratico della tecnologia.
Il Fablab è quindi, fin dall’inizio, un luogo dove testare e provare a concretizzare le proprie idee.

Rete globale e comunità locale.
Nel corso degli anni il format ‘fablab’ si è diffuso in tutto il mondo, sotto questa denominazione sono nati moltissimi laboratori, anche molto diversi gli uni dagli altri. Essere un Fablab significa fare parte di una rete globale, che ha tra i suoi obiettivi la diffusione della cultura digitale e spronare la ricerca e l’innovazione in vari settori. Ciascun Fablab però deve essere fortemente legato anche alla realtà locale in cui opera: fondamentale è la sua collaborazione con artigiani, aziende, studenti, creativi, ricercatori della comunità in cui è radicato.
Grazie alla rete le conoscenze e le opportunità viaggiano, premettendo la realizzazione di progetti innovativi impensabili senza l’apporto della comunità.

source: Fab Foundation

Tecnologie digitali e strumenti innovativi.
La dotazione tecnica di un Fablab prevede la presenza di vari macchinari per fabbricazione digitale di prototipi e di piccole serie e come supporto all’imprenditoria locale. Gli strumenti meccanici di cui dovrebbe dotarsi un Fablab sono:
– taglio laser
– macchine per la stampa 3d
– fresa di medio-grandi dimensioni
– strumenti e macchinari per la costruzione e prototipazione di circuiti elettrici (piccola fresa ad alta risoluzione, taglierina per il rame, componentistica elettrica)
– plotter per la stampa e taglio vinile
– strumenti per la scansione 3d e il reverse engineering
– piano di lavoro con attrezzi manuali necessari alla manipolazione di vari materiali.
All’interno del Fablab si devono trovare anche i software e i programmi necessari alla preparazione ed elaborazione dei progetti e all’uso delle macchine. All’interno del fablab si produce grazie alle tecnologie di fabbricazione digitale, che rendono possibile la realizzazione di oggetti e progetti attraverso macchinari comandati da computer: i bit si trasformano in atomi (e viceversa, a volte).

Conoscenze, ricerca e formazione.
Un elemento importantissimo dell’universo fablab è il bagaglio di conoscenze teoriche e di sapere pratico che accompagna l’uso delle macchine e degli strumenti. Un Fablab è un luogo di produzione non solo fisica ma anche immateriale e molto spesso il settore della didattica e della formazione è una parte estremamente importante dell’economia di un fablab.
All’interno di un lab si produce e diffonde conoscenza e si da grande valore alla ricerca.

Ma anche un business.
I Fablab ritrovano la loro ragione d’essere nei valori della condivisione e dell’educazione al servizio della comunità, ma sono comunque realtà economiche che devono essere finanziariamente sostenibili e stabili.
Un Fablab può essere economicamente indipendente o nascere all’interno, o con il supporto, di organizzazioni pubbliche o private o di enti; in ogni caso dovrà essere in grado di sostenersi a lungo e produrre ricchezza per sé e per la comunità.
Ci sono vari business pattern che un Fablab può adottare, singolarmente o in contemporanea:
– finanziato da fondi pubblici o privati
– inserito in una struttura universitaria
– co-working
– turismo tecnologico
– negozio di prototipi/service professionale
– accesso libero previo tesseramento
– attività educative/didattiche
– “guru in affitto“: disponibilità di figure altamente formate per lo sviluppo di progetti o di formazione dedicata.

Un concetto fluido, ma con delle regole.
Il format ‘fablab’ ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, sotto questo nome sono nati innumerevoli laboratori, che svolgono attività anche diverse tra di loro, ma che dovrebbero essere accomunati dalla volontà di mettersi al servizio delle imprese e dei creativi locali ed essere portatori di innovazione e diffusori del sapere digitale.
Possiamo individuare quattro caratteristiche principali ed imprescindibili che un Fablab deve possedere:
– essere aperto al pubblico, gratuitamente o tramite tesseramento,
– deve sottoscrivere la Fab Charter
– deve possedere le dotazioni tecnologiche minime richieste, per attuare una condivisione di saperi, anche a livello internazionale e garantire la possibilità di riprodurre ovunque nel mondo disegni e idee open source senza difficoltà,
– deve partecipare alla rete fablab condividendo conoscenze, documentando processi, collaborando con altri Fablab o partecipando alla Fab Academy.

La Fab Foundation è l’organizzazione fondata allo scopo di aiutare e controllare lo sviluppo del network fablab nel mondo, ha stabilito un manifesto al quale i Fablab devono aderire per definirsi tali (Fab Charter) e, sulla base dei punti sopra elencati, ha elaborato un rating ufficiale per la valutazione dei servizi offerti dai Fablab.

Un Fablab è opportunità e innovazione.
Qualunque sia la sua specializzazione, il Fablab è un’opportunità: di imparare, di venire a contatto con nuove forme di produzione, di innovare i processi, di realizzare le proprie idee in maniera autonoma, rapida e sostenibile, di avere a disposizione strumenti avanzati per la ricerca e la prototipazione

Cosa NON è un Fablab.
Un Fablab non è un’azienda di produzione di massa, non è un laboratorio isolato dalla rete e inaccessibile al pubblico o esclusivo, non è il reparto di produzione di una azienda, non è una realtà unipersonale e autoreferenziale, non è una stanza vuota con una stampante, non è un franchising e non è un’etichetta.

Fonti:
https://fabfoundation.org/

 

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