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Due giorni a Shamballa, città visionaria nata dal sogno di WASP, per imparare a salvare il mondo grazie alla stampa 3d, con una mentalità sostenibile, green e di riuso.
Sabato 6 e domenica 7 ottobre Massa Lombarda si è trasformata in un luogo di possibilità, dove pensare di salvare la nostra Terra e costruire una realtà a misura d’uomo non è un’utopia.
L’azienda WASP, produttrice di stampanti 3d, da anni lavora sodo per alimentare la sua visione: un mondo creato grazie alla fabbricazione digitale, in un’ottica a km 0, dove anche, e soprattutto, le case sono stampate in 3d, con materiali naturali, poco costosi, e l’economia si appoggia agli ultimi ritrovati tecnologici, per allontanarsi dall’idea di consumismo e avvicinarsi all’autoproduzione e al vivere consapevole.

L’evento è stato un’occasione per fare il punto sulle esperienze mondiali nel campo della stampa 3d di grandissimo formato di materiali fluidodensi, per la costruzione di moduli abitabili. Nomi internazionali hanno presentato le loro esperienze sul tema, tra gli ospiti: Ronald Rael di Emerging Objects (USA), con il suo approccio architettonico trasversale alla stampa di materiali naturali locali; Mahriz Akhavan Zakeri di XtreeE, azienda francese per la realizzazione di progetti stmapati in 3d di grandissimo formato , Alexandre Dubor dallo IAAC > Institute for Advanced Architecture of Catalonia; Enrico Dini dell’eccellente realtà italiana D-Shape 3D Printing e Tiziana Monterisi di RiceHouse. Un confronto di altissimo livello che offre visioni e presenta possibilità davvero incredibili per tutti i settori produttivi e del quotidiano.

Al parco tecnologico di Shamballa è stato presentato il primo modulo residenziale stampato interamente in terra cruda, Gaia; oltre ad alcuni esempi di stampa in cemento, e di nuovi modi di coltivazione idroponica e classica resi possibili dalla fabbricazione digitale.
Gaia è stato stampato con l’ultima creazione di Wasp, la stampante Crane, macchina modulare per la stampa collaborativa pensata appositamente per il formato architettonico.

Gli incontri organizzati in questi due, intensissimi, giorni hanno presentato una panoramica straordinaria di applicazioni e possibilità, sottolineando l’importanza del fare rete in modo dichiaratamente open source, per condividere saperi, professionalità, tentativi ed errori.

La condivisione è anche il fulcro della rete WASP hub, di cui facciamo parte: un sistema internazionale di laboratori e realtà innovative accomunate dall’entusiasmo per la filosofia Wasp e dall’intento di creare un network mondiale di fabbricazione digitale.
Giunto ormai al secondo anno, si sta consolidando e ampliando grazie al contributo degli attori coinvolti: in Italia con il contributo di Fablab Venezia, Design for Crafts a Macerata e dei recentemente costituiti Fablab Mantova e Fablab Milano; in Europa con i wasp Hub spagnoli a Barcellona (presso Noumena) e a Madrid (Wasp Iberia), l’hub svedese di Umea (c/o RI.SE), quello danese ospitato presso l’University of Southern Denmark, a Londra con l’hub seguito da Arthur Mamou-Mani; a Beirut l’hub presso la sede di IZEM – Mkalles e oltreoceano l’hub di Jersey City.

Sappiamo che abbiamo ora gli strumenti, le tecnologie e le conoscenze per sviluppare meccanismi virtuosi, per realizzare idee e soprattutto per contribuire tutti a seguire la visione di un modo di vivere più sostenibile, anche grazie alla fabbricazione digitale.

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